Le Ottobrate Romane dei bei tempi passati…

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by P. Sabatini e S. Rinaldi

Non si può non parlare delle famose ottobrate romane, le giornate possono essere primaverili donando colori e odori indescrivibili. Noi romani confidiamo molto su questa stagione. Poi c’è la vendemmia che è una festa in tutti i sensi. Le ottobrate illustrate da Bartolomeo Pinelli, nei celebri disegni sulle usanze della nostra città, derivano dai giochi in onore di Bacco, che i nostri progenitori celebravano in questo periodo dell’anno, alla fine della vendemmia. Pierluigi mi ha raccontato che si trattava di feste popolari e spensierate, per fare un’ottobrata bastavano le canzoni, i fiori con cui le ragazze si ornavano i capelli, il saltarello, i mandolini, le chitarre e soprattutto le interminabili bevute di vino.

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Le ciumachelle, le belle fanciulle romane, se ne andavano in folti gruppi sulle carrozze, battendo i cembali incoronati di edera e di rose e cantando graziosi ritornelli.

Uscivano for de porta per recarsi alle taverne del vecchio suburbio. Si apparecchiavano le tavole sotto i pergolati, e i grappoli dorati pendevano maturi ed invitanti; ma all’uva, preferivano i fiaschi del dolce nettare che le rendeva brille già prima di pranzo.

 

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