Villino Gamberini
Agli inizi del 1870 Roma ebbe una crescita di estensione notevole. Un fenomeno che fu unico nella storia dell’urbanistica in Italia, tanto che ci fu una radicale rottura con la situazione precedente.
In un area di espansione, pianificazione e lottizzazione, dietro la stazione ferroviaria di Roma Termini nasce Villa Gamberini. Si tratta di un unico volume a tre piani circondato da un giardino perimetrale.
Nella storia dell’arte, una delle date che ricorre spesso nelle decorazioni dei palazzi Romani è il 1571, anno in cui la flotta del Papa a Lepanto riesce ad arginare l’aggressione dei Turchi. La minaccia musulmana viene sedata e nelle Dimore del papa il “turco in catene” diventa uno dei temi più frequenti.
Ci vorranno secoli per restituire al popolo dell’islam la dignità di profonda cultura antica dell’estetica raffinata ed impreziosita di infiniti valori.
Un villino che ricorda molto la cultura ottomana e questo perché nell’Ottocento si viene travolti dal gusto per l’esotismo e da i pittori orientalisti, rifacendosi agli eventi passati, con una visione diversa, tanto che costituirà il punto di svolta nell’iconografia di rapporti tra Cristianesimo e Islam.
Sarà anche per questo che la contessa Lodigiani Gamberini accetta di vendere il proprio villino all’Impero Ottomano nel 1887. O forse più semplicemente all’epoca a Roma erano davvero in pochi a potersi permettere una spesa per un edificio di poco più di 2000 metri quadri coperti.
È evidente che il valore non doveva risiedere soltanto nella dimensione ma soprattutto nella decorazione delle sale e all’inizio del 1880 erano state commissionate dal conte Giuseppe Gamberini.
Si tratta di uno dei primi cantieri privati post-unitari dove il proprietario ha voluto circondarsi di Stucchi dorati in puro stile Rococò che fanno da contraltare a esterni estremamente sobri lineari. Quando l’ambasciatore turco è entrato nel villino deve essersi sentito come a casa: l’atmosfera ricorda da vicino i saloni di Palazzo Beylerbeyi uno dei più sontuosi sulla riva sia diga del Bosforo.


Ancora oggi l’edificio ospita la sede di rappresentanza della ambasciata turca uno dei luoghi più importanti per tessere un dialogo costruttivo con le culture del Vicino Oriente.


Le foto sono state acquisite con google maps (per gli esterni), mentre gli interni sono tratti dal seguente sito: http://digilander.libero.it/romabe/Sub_Pages/Tarihce_it.htm, i diritti di copyright sono interamente dell’ambasciata turca.
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