
Gli “scaraboti” del Canaletto
Nel mio girovagare sull’arte sono inciampata sul Canaletto e sui suoi studi preparatori.

Lo schizzo che Canaletto tracciava come studio era lo “scaraboto” così chiamato e serviva per avere una visione dell’insieme della composizione.
Veniva eseguito, spesso su un quaderno con matita nera e rossa, per la bozza, poi in inchiostro e penna ripassando e ridisegnando in dettaglio, per poi rifinire il lavoro sulla tela. Erroneamente in passato si sosteneva che li eseguiva con penna di canna.
Canaletto divideva la veduta in “banda” sezionandola talvolta anche in parti corrispondenti a una o più pagine dei suoi schizzi.


La piazzetta tra palazzo Ducale e la colonna di San Marco. Sullo sfondo il campanile di San Giorgio Maggiore con la cuspide esistente prima dei lavori del 1726-28. Questo data lo schizzo al periodo giovanile di Canaletto.
Interessante lo studio
in cui su uno stesso soggetto muta anche i punti di vista, come se si spostasse per cogliere più particolari possibili.


Da palazzo Correr della Regina (sotto, oggi) a Ca’ Pesaro. Questi appunti a matita, che si focalizzano sulle architettoniche, servirono per uno dei dipinti della serie Bedford. Questo è uno dei pochi schizzi in cui appaiono linee tracciate con un righello.
Diverse tecniche
per realizzazione dei disegni: con l’ausilio della camera ottica, altri a mano libera, altri rifiniti con maggiore accuratezza.


Il ponte dei tre archi (sotto ai giorni nostri). Un esempio significativo di disegno a matita non ripassato a penna. Questo schizzo, insieme ad altri, servirà per uno dei quadri della serie Bedford.
La linea tratteggiata che unisce un camino al tetto adiacente è un riferimento che ricorre spesso negli schizzi.
Giovanni Antonio Canal detto il Canaletto (Venezia 1697- 1768), proviene da una famiglia di scenografi teatrali, anche se lui è noto vedutista.
L’essere figlio di uno scenografo gli consentiva di utilizzare le tecniche della prospettiva in funzione dello strumento.
Nei suoi capolavori, univa architettura e natura con una scelta di precise condizioni di luce per ogni particolare momento della giornata, eseguendo una indagine con criteri di oggettività scientifica.
Insistendo sul valore matematico della prospettiva si avvalse, nei suoi lavori, della camera ottica.
Sabrina Rinaldi
affascinante!
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Grazie infinite
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