Un interessante appuntamento dedicato alla viticoltura si è svolto a Roma, il 9 febbraio scorso, in una sera tenuta presso il Savoy Hotel e organizzata dall’Associazione GO WINE, la cui attività si dedica alla promozione e valorizzazione del territorio, nel solco di valorizzare l’enografia regionale.
Questa serata in particolare è stata dedicata alla Regione Puglia, “La Puglia del Vino”.
Puglia terra di arte e grande cultura viticola
L’uomo è legato alle tradizioni trasmesse da padre in figlio in simbiosi con il territorio. Dedica la sua vita credendo in questo nettare donato della terra e lo rispetta come alimento prezioso che, portato sulla tavola dei commensali va a braccetto con le pietanze locali o con alimenti associabili alle sue caratteristiche.
Quando assapori un buon bicchiere di vino in realtà assaggi un pezzetto di patrimonio culturale e territoriale, un viaggio tra mitologia arte e vicende dei popoli.
E’ l’essenza dell’espressione territoriale messa in campo, ed ogni vino porta con sé una racconto.
I Vitigni della Puglia parlando con Barbara Ronco
Il territorio pugliese, presenta una buona varietà di ambiente pedoclimatico, Terroir che permette parecchie varietà di uva, tendenzialmente tutte con un elevato grado zuccherino. Da vada nord a sud si succedono quattro territori, il Gargano, il Tavoliere, le Murge e il Salento ai quali si può aggiungere il subappennino Dauno. In Puglia si coltivano decisamente più vitigni a bacca nera che a bacca bianca.
I vitigni a bacca nera più diffusi in Puglia sono il Negro Amaro, il Primitivo, l’Uva di Troia, la l’Aglianico, l’Aleatico, il Bombino Nero, il Susumaniello e l’Ottavianello, nome con il quale nella regione si chiama il Cinsaut. Non mancano le uve internazionali, prima di tutte il Merlot e il Cabernet Sauvignon.
Nonostante questa ricchezza in vitigni, la Puglia è principalmente famosa per i vini derivanti dalle uve di Negro Amaro, Primitivo e Uva di Troia, ciascuna nelle proprie zone di elezione, vale a dire:
il Negro Amaro al sud, nel Salento, mentre la zona centrale è la terra del Primitivo e l’Uva di Troia è la varietà più diffusa nella parte settentrionale.


I vini bianchi, sono prodotti soprattutto da vitigni autoctoni, quali il Bombino Bianco, la Malvasia Bianca, la Verdeca e il Bianco d’Alessano e il Pampanuto.
Negli ultimi anni, la lista dei vitigni autoctoni pugliesi riconosciuti o di antica coltivazione,ha visto l’introduzione di sette nuove varietà: il Moscato bianco, il Montepulciano, il Trebbiano toscano, il Carrieri, Cigliola bianca, Santa Teresa e Uva Della Scala, che si aggiungono ai vitigni già censiti, sia a bacca nera che a bacca bianca.


Le cantine partecipanti rappresentano diversi territori di produzione e danno conto della ricchezza della viticoltura della regione, valorizzando le varietà autoctone.
Cantine che hanno animato i banchi d’assaggio sono:
- Cantine Massimo Leone – Foggia (Fg);
- Cantine Due Palme – Cellino San Marco (Br);
- Cantine Paololeo – San Donaci (Br);
- Conti Zecca – Leverano (Le);
- D’Addario – Taranto (Ta);
- D’Alfonso del Sordo – San Severo (Fg);
- Leonardo Pallotta – San Severo (Fg);
- Polvanera – Gioia del Colle (Ba);
- Rivera – Andria (Ba);
- Santa Lucia – Corato (Ba);
- Tenuta Viglione – Santeramo in Colle (Ba);
- Torrevento – Corato (Ba);
- Vetrère – Taranto (Ta).
Evidenzio due aziende: Azienda Leonardo Pallotta architetto, con il suo ettaro dedicato soprattutto al Nero di Troia con coltivazione ad “alberello” 8.000 bottiglie l’anno, con etichette da lui realizzate. E l’Azienda D’Addario, descritta da Alessandro Genova, ha una lunga tradizione familiare, conosciuta nei mercati esteri e da poco si sta proponendo nel mercato italiano. Il suo vino di punta il Primitivo di Manduria con affinamento in giare di terracotta, capisoni, per un anno e 2 anni in barriques di rovere francese(media tostatura).


Un pò di storia:
La vite in Puglia, ha origini antichissime. Quando i Fenici arrivarono in Puglia, prima del 2000 a.C., introdussero nuove varietà alle coltivazioni già esistenti e nuove tecniche di coltivazione, tanto che alcune delle varietà oggi sono considerate autoctone in questa regione.
Il Negro Amaro e l’Uva di Troia vi sono state introdotte proprio dai Greci. E greco è anche il sistema di coltivazione della vite ad “alberello”, il metodo più diffuso in Puglia.
Plinio il Vecchio ricorda nella sua monumentale opera Naturalis Historia, che in Puglia erano presenti le Malvasie Nere di Brindisi e Lecce, il Negroamaro e l’Uva di Troia, e definì Manduria come viticulosa, cioè “piena di vigne”.
Con la costruzione del porto di Brindisi nel 244 a.C. il commercio del vino pugliese conobbe un periodo piuttosto fiorente. A Taranto, con lo scopo di facilitare la spedizione e l’imbarco, si conservano enormi quantità di vino in apposite cantine scavate nella roccia lungo la costa.
Patria di Federico II di Svevia, la sua figura è una delle più affascinanti della storia del Medioevo. Si racconta che oltre alla sua passione per le arti e le scienze, Federico II amava la cucina: sulla sua tavola non potevano mancare frutti, verdure e cacciagione provenienti da ogni angolo del suo regno. Si narra che i cuochi di corte che utilizzassero il vino anche nelle loro salse, magari proprio attingendo dai vitigni presenti nell’Alta Murgia.
L’unicità del Terroir dei prodotti, insieme alla straordinaria capacità di resilienza dei vitivinicoltori, stanno facendo incrementare costantemente la qualità dei vini pugliesi e di conseguenza la rispettiva attività economica. I vini prodotti in questa splendida regione italiana hanno saputo crescere passando da semplici “vini da taglio” a vini con un’identità specifica, cosa non facile in un mercato molto concorrenziale. Sicuramente non abbiamo ancora visto tutto e i valorosi viticoltori pugliesi sapranno ancora sorprenderci.