
Ti viene quasi spontaneo appena senti Santa Maria del Priorato a pensare al buco della serratura più famoso di Roma il “meglio buco” di Roma. Quando Giovan Battista Piranesi giunse a Roma da Venezia 1740, ci fu subito un acceso dibattito culturale sul senso dell’architettura. Lui che realizzava le sue incisioni sulle vedute di Roma antica per il grande successo di richiesta da parte di stranieri, non era solo il frutto della passione antiquaria diffuso in tutta Europa ma anche uno strumento con il quale Piranesi entra nel vivo di una questione spinosa. La teoria della superiorità dell’architettura greca su quella moderna, in particolare la barocca, dove Winkelmann elabora da lì a poco una teoria. Un giudizio che pone le basi per lo sviluppo del linguaggio neoclassico.
A questa posizione, l’architetto risponde con i suoi saggi e con le sue immagini che mirano ad affermare il valore e l’originalità di quella Romana , che deriverebbe direttamente da quella etrusca. Questa sua visione e le considerazioni sono controcorrente ed entrò in aperta polemica con gli architetti dell’epoca che non lavorano più sulla stratificazione di diversi generi e gusti, bensì riproducendo gli ordini antichi, in modo poco creativo.
Per avvalorare i suoi concetti non si fece sfuggire l’occasione di mettere in pratica le sue teorie.
Nel 1764 realizza un edificio, grazie all’incarico ricevuto del cardinale veneziano Giambattista Rezzonico. Questa è l’unica architettura realizzata. Non è a lui che si deve l’invenzione del famoso “buco della serratura” e nemmeno il giardino, Piranesi si concentra sulla definizione e decorazione della piazza, e sulla Chiesa all’Aventino.

Il muro che circonda il piazzale segnato da evocativi obelischi punta a richiamare la memoria dell’ armilustrium, la pratica che ogni 19 ottobre l’esercito romano svolgeva proprio in cima all’Aventino. Alla fine delle campagne di guerra estive prima del rientro in città i soldati salivano sul colle, che naturalmente si trovava fuori dalle mura antiche, e lavavano le loro armi per non contaminare Roma con il sangue dei nemici. Sulle steli campeggiano trionfi di armi e scudi, con l’aggiunta di elementi tratti dalla ambito navale, come i rostri sul muro della porta, chiaro riferimento ai Cavalieri dell’Ordine di Malta.

La Chiesa, all’interno del parco, non ha una posizione particolarmente scenografica. Per motivi di stabilità Piranesi deve orientarla lungo il pendio collocando la facciata in una posizione non pienamente panoramica. L’edificio del Priorato era già presente e ha condizionato fortemente la struttura della chiesa. La facciata è un “complicato” omaggio alla cultura romana. L’originale visione del Piranesi, dove rielabora alcuni concetti di arte antica mista a moderna, non piacque ai contemporanei dell’epoca. Oggi resta come testimonianza della sua proposta colta e affascinante, frutto di un intenso studio sulle antichità.
Sabrina Rinaldi
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2 risposte a "S. Maria del Priorato."