Come tutti gli anni a Roma, ai piedi dell’Aventino, si ripete il rituale tra la primavera e il romanticismo. A maggio il Roseto Comunale di Roma apre i suoi cancelli. Certo dura il tempo della fioritura delle sue 1100 specie di rose dove il trionfo di colori e profumi rendono questo posto ancora più incantato. Visto dal Circo Massimo, il Roseto di Roma Capitale sembra un gioiello incastonato nel Colle Aventino, l’altura dove, secondo la leggenda, è nata Roma. Questo piccolo angolo di paradiso dove si respira Storia, non gli consente di essere molto esteso, appena diecimila metri quadri esso viene riconosciuto come il Roseto più bello del Mondo.

Questo posto ricco di storia, è stato il cimitero della Comunità ebraica di Roma dal 1934 sino al 1945, quando con il nuovo piano regolatore di Roma, si decise la trasformazione di quest’area in verde pubblico e il trasferimento del vecchio cimitero, divenuto monumentale nel settore israelitico del Campo Verano. Nel 1934 cominciarono i lavori di scavo e recupero di resti di migliaia di tombe e decine di tempietti funebri che furono smontati e rimontati nella nuova area del Campo Verano.
Nel 1950, cinque anni dopo la fine della guerra, il Comune di Roma chiese alla Comunità Ebraica di istituire in questa area il nuovo Roseto Comunale. Il primo Roseto di Roma, impiantato a Colle Oppio nel 1931, venne seriamente danneggiato durante la guerra. Questo significava dare una nobile destinazione ad un giardino sacro e caro agli ebrei romani.
Per ricordare a tutti i visitatori la passata sacra destinazione di questa area, due steli, disegnate dall’architetto Di Castro e riportanti le Tavole di Mosè, sono sistemate agli ingressi dei due settori. Il forte legame tra il Roseto e la comunità Ebraica più antica dell’Occidente ( si hanno notizie di insediamenti ebraici a Roma già nel 160 a.C.) è l’impianto disegnato da viali progettati a forma di Menorah, il candelabro a sette bracci, ben visibile dall’alto della scalinata centrale.

Un’altra storia interessante da raccontare è della fontanina poggiata sul muretto a semicerchio dove finisce il viale centrale in travertino raffigurante un delfino dalla cui bocca zampilla acqua.
L’iscrizione “Acqua Marcia” posta in alto ci ricorda che la fontana era servita dall’acquedotto fatto costruire nel 144 a. C. dal pretore Quinto Marcio Re.
E’ opera dello scultore Adolfo Marini che la realizzò nel 1929, da sistemare in via Borgo Vecchio, nel “quartiere” Spina di Borgo, per festeggiare i sette anni della “Marcia su Roma”. La Spina di Borgo sorgeva tra piazza San Pietro e il piazzale antistante Castel Sant’Angelo, piazza Pia, ed era limitata ai lati da via del Borgo Vecchio e via del Borgo Nuovo, conferendo all’agglomerato una forma allungata e stretta. Da qui il nome “Spina”.
Nel 1936, su progetto degli architetti Piacentini e Spaccarelli, la Spina di Borgo venne demolita per costruire la via della Conciliazione, quasi un ponte tra lo Stato Italiano e il neonato Stato Vaticano allo scopo di celebrare i Patti Lateranensi (1929). Gli abitanti furono trasferiti nelle case popolari del nuovo quartiere Primavalle. Durante i lavori di demolizione, la fontanina venne portata nel deposito all’interno del Teatro di Marcello. Nel 1978 trovò nuova e definitiva sistemazione al centro del Roseto. La demolizione della Spina di Borgo e la conseguente costruzione di via della Conciliazione, che fu ultimata ed inaugurata nel 1950, ancora oggi attira severe critiche da parte di storici e urbanisti. A ricordare quel “quartiere” che non c’è più alcune cartoline sbiadite dal tempo e la fontana del Delfino.

Quindi non si può mancare di visitare il Roseto Comunale dichiarato il più bello del mondo, dove la natura abbraccia l’arte e la sua storia e lo sguardo percorre una linea d’orizzonte che spazia dai ruderi del Palatino sino all’Osservatorio Astronomico di Monte Mario.
Ogni anno organizziamo visite guidate gratuite all’apertura del Roseto nel mese di maggio.
Articoli da leggere:
l’Antico Mercato Ebraico al Foro Romano.
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Ma Romolo non aveva scelto il Palatino?
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Si Palatino, ma si parla di leggenda nell’articolo.
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