
di Sabrina Rinaldi
“Più vicino di Roma è la Villa Pamphili, non mica fra le altre l’ultima che meriti l’attenzione dei forastieri. Un giardino spaziosissimo pieno di frutta d’ogni sorta, amenissimi viali, giochi d’acqua e boschi sono altrettanti oggetti dilettevoli ai curiosi… All’esteriore del palazzo di questo giardino magnifico vi sono molti busti, statue e bassorilievi e l’interiore è pieno di pitture e statue. Vi sono cinque stanze ed un appartamento terreno, che contenteranno ognuno che li vede”. Così si esprimeva nel 1740 Johann Caspar von Goethe nella descrizione del suo Gran Tour in Italia.
Il nome del Villino voluto da Camillo Pamphilj è tutto un programma. Il “bel respiro” richiama subito alla mente il ponentino romano, quel vento leggero pomeridiano, che rinfresca le giornate estive romane. Costruito su una leggera collina, il Casino è ancora oggi uno dei luoghi più accoglienti della Capitale, dove sembra di essere in aperta campagna.
Forse è il motivo che ha spinto Gheddafi nel suo soggiormo a Roma nel 2009 di piantare la sua tenda proprio all’ interno del suo giardino segreto.
Siamo nel cuore di villa Pamphilj dove il figlio di Donna Olimpia, il Principe Camillo Pamphilj cardinale nel 1644, rinunciando alla porpora, con dispensa papale, per sposare Olimpia Aldobrandini, decide di realizzare uno scrigno nel quale esporre la propria collezione, arricchita dopo il suo matrimonio di statue antiche.
Pur consultando il Borromini, architetto che aveva lavorato per la famiglia, da mandato ad uno scultore emiliano Alessandro Algardi, che progetta l’edificio con l’aiuto del paesaggista Giovanni Francesco Grimaldi. Algardi, autore del superbo busto di Olimpia Pamphilj e del ritratto in marmo di Papa Innocenzo X, elabora un disegno ispirato a Villa d’Este, celebre dimora rinascimentale che era diventata un punto di riferimento per le ville con giardino.
Per mostrare la propria cultura e il proprio prestigio i principi dell’epoca non lesinavano mai l’ostentazione di pezzi greco-romani, sia rappresentati da reperti originali, giunti dalle proprietà che i principi avevano nei dintorni di Roma o da scoperte effettuate all’interno del parco, che da copie di sculture antiche.
Nel giardino segreto, che oggi ha perso il disegno originale, vi sono ancora presenti esemplari di piante, come il “cipresso calvo“, pianta del Nord America che perde le foglie in autunno.
Nel Novecento questa dimora Pamphili è stata rimaneggiata con affreschi e spostamenti di muri: come quello che è stato abbattuto per creare la sala da pranzo che oggi ospita un tavolo lunghissimo, utile per le colazioni ufficiali della Presidenza del Consiglio dei Ministri, a cui oggi è affidato l’edificio. Piccoli segreti di cui sono a conoscenza soltanto i custodi, i soli ad aver visto il tunnel lungo un chilometro e mezzo che collega il Casino con il Vaticano, via di fuga realizzata per i Papi successivi quando l’edifico si trovava ancora “fuori città”.
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12 risposte a "Il tunnel che arrivava fino in Vaticano. Casino del Bel Respiro"