
Lo spirito di Iside sul cornicione di Palazzo Grazioli
Chi è che non ama gli animali. Oggi molte persone hanno un amico animale a cui pensare. Così in ogni posto come nella mia Roma, esiste uno zoo in pietra sparso in ogni angolo della città. Mucche, papere, cani, cavalli, e agnelli, uccelli, delfini, draghi e leoni, serpenti, rane, civette, tartarughe e tritoni. Gatti, pesci, orsi, elefanti, aquile e api.
Insomma fin dai tempi più remoti l’uomo ha imparato a convivere con il mondo animale. Li ha rappresentati amandoli, temendoli e venerandoli, tanto da affibbiargli delle qualità, virtù o difetti.
Quindi quando giri per le città e vedi qualche animale scolpito o rappresentato su di un muro o su un monumento, forse è lì per ricordarci o raccontarci qualcosa.
Come la gatta sull’angolo di Palazzo Grazioli in via della gatta, oggi Piazza Grazioli, in centro Roma a due passi da piazza Venezia.

Amante dei gatti, l’ho vista appollaiata come solo i gatti sanno fare, con espressione accorta! Sta lì in attesa che qualcuno la veda, per poter raccontare la sua storia!
Si dice che ne ha tante da raccontare.
Fu l’architetto Antonio Sarti durante il restauro nel 1874 del Palazzo, realizzato da Giacomo della Porta per la famiglia Ercolani nel’500 ,che gli venne l’idea di collocare, una gatta marmorea rinvenuta nel vicino Tempio di Iside, nel luogo dove ancora oggi si trova. Il palazzo a metà dell’800 prese il nome della famiglia nobile del commendatore Vincenzo Grazioli.
I motivi della scelta per cui la gatta venne inserita proprio in quell’angolo non sono certi, ma come sempre ci sono le leggende a dare le sue versioni.

Si racconta che una gatta
avesse salvato la vita di un bambino in bilico sul cornicione, avvertendo con i suoi miagolii la madre che lo salvò. E per questo la statua sarebbe così stata posta in onore del felino proprio nel punto da cui il piccolo rischiava di cadere.
Vi è un’altra leggenda sulla gatta eroina
Si racconta che ci fù un incendio notturno divampato nella zona che non avrebbe fatto vittime perché il suo miagolio svegliò gli abitanti che stavano andando verso morte certa.
La terza leggenda che si narra affascina sempre.
Si racconta di un ricchissimo e mitico tesoro nascosto in un luogo verso il quale la gatta punta il suo sguardo. Peccato che in quella direzione vi è la Biblioteca Rispoli, ricca si di tesori ma non certo di monete d’oro.

Nella sua concezione originaria la gatta rappresenta la divinità egizia Bastet
una delle figure più importanti e venerate soprattutto nel Basso Egitto. Spesso rappresentata con un corpo di donna e la testa di gatto. Il suo culto era molto diffuso in Egitto e la dea veniva venerata perché simbolo di vita, prosperità e maternità. Attraverso gli scambi commerciali, il gatto entrò nelle case degli antichi Greci e dei Romani e grazie, alla sua bellezza ed eleganza, conquistò i cuori di questi popoli.
L’attribuzione a Bastet, con le sue sembianze feline e le caratteristiche femminili, materne e protettive farebbero propendere per la veridicità della prima leggenda.
Comunque non si tratta dell’unica statua proveniente dal tempio di Iside, ma ve ne sono altri pezzi ricollocati in più punti particolari ed insoliti della città.



Il complesso in Campo Marzio dedicato ad Iside e a Serapide comprendeva infatti anche il piedone di marmo di Via Pie’ di Marmo, l’obelisco del Pantheon e quello dell’elefantino della Minerva, la famosa “statua parlante” di Madama Lucrezia (originariamente Iside o una sua sacerdotessa) all’angolo tra Palazzo Venezia e la Basilica di San Marco e la statua di Thot Cinocefalo comunemente chiamata “Cacco” custodita nei Musei Vaticani.



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