Arte e Storia un legame indissolubile con Territorio e Aziende – ArTerra

L’Arte ha sempre interagito con ciò che la circonda. È espressione del territorio stesso. Vista come una “entità astratta” da ammirare e relegata a pura visione, è inarrivabile a molti e fruibile solo a pochi. Nel tempo ha perso la sua reale collocazione di espressione storica e culturale del territorio.

Quindi, riportare l’Arte alla sua reale collocazione di centralità del paese significa mettere in evidenza le peculiarità dello stesso territorio, dove le aziende e le attività che operano nel loro ambito diventano espressione di produzione locale.

Se aspetti, come la storia, il vissuto sociale economico e politico, il mondo rurale, la produzione locale, venissero analizzati insieme, avremmo una visione completa, per comprendere il legame indissolubile che l’uomo ha con la parola “Arte”, il cui valore, utilizzato da sempre come strumento di comunicazione e divulgazione, può raccontare l’unicità di una  produzione locale e territoriale.

Esempi come le cave di allume  oggi in disuso, hanno dato per decenni ricchezza al territorio, favorendo  scambio trasporto e crescita di nuove attività,  concerie per produzione di  manufatti in pelle, in arte utilizzato nei dipinti. La scoperta dei giacimenti di allume trasformò i Monti della Tolfa in un distretto minerario di risonanza internazionale. Tolfa, famosa per le borse, vicino ad Allumiere; Firenze e dintorni, dove i loro prodotti sono riconosciuti in tutto il mondo. A Firenze l’importanza dell’allume crebbe decisamente negli ultimi decenni del Trecento e nel Quattrocento, quando la produzione di panni di lana sempre più lussuosi e lo sviluppo dell’industria della seta incrementarono l’utilizzazione della grana e del cremisi, i coloranti da cui si ottenevano le tonalità di rosso più prestigiose e che trovavano nell’allume il loro mordente più efficace. Centro di Arte l’estrazione di allume, richiesto per molto tempo, ha creato ricchezza, crescita sociale, economia, scambio.

Allora non si può parlare di produzione come espressione territoriale se non la si contestualizza in ambito storico e se non si ha la piena consapevolezza e conoscenza del mondo storico, artistico, culturale, sociale e locale.

Tutti questi aspetti vivono in simbiosi, infatti uno non può essere scisso dall’altro perché facendolo si perde l’identità territoriale.

Ridare dignità alla parola “Arte” ed il giusto valore, collocandola al pari della storia del territorio e non ai margini, significa tornare ad avere la connessione delle diverse realtà che insistono nel territorio. E crea un supporto economico locale, recupera così una identità culturale del paese oramai dimenticata. 

Se vogliamo fare un esempio, per comprendere meglio, prendiamo il vino una nobile produzione umana, ha un forte legame tra storia, arte, economia e territorio.

Da sempre citato, raccontato su affreschi, dipinti, in ogni forma ed in ogni tempo, per non dimenticare, ha creato ricchezza, ricerca, economia, scambio, commercio, ha stimolato per millenni l’uomo a realizzare nuovi strumenti e nuove tecnologie per la sua produzione. Tutto questo si può leggere sulla produzione artistica che come un libro aperto, racconta il nostro passato, il nostro presente, il nostro futuro.

Testimoni sono i popoli che si sono avvicinati, avvicendati, contaminati, tramite la produzione di questo alimento prezioso frutto di un sapere lontano, che portandolo con sé, inconsapevolmente hanno mescolato la loro storia, la loro conoscenza, la loro arte e la loro cultura che fondendosi con la produzione artistica locale, hanno tracciato il loro passaggio arricchendo le popolazioni locali.

La capacità dell’uomo di soddisfare le proprie esigenze utilizzando ciò che la natura offre, ed una visione più ampia dei diversi aspetti, aiuterebbe a stimolare le Attività e le Aziende nel comprendere l’importanza di legare l’ambito produttivo locale a quello storico artistico, creando non solo un percorso “da Azienza a Azienda”, ma contestualizzandolo nell’ambito storico culturale, potranno dare un valore al loro lavoro, motivando la specificità produttiva in quel determinato territorio.

L’Arte non bisogna solo rinchiuderla in strutture quali musei e palazzi, ma deve essere alla portata delle persone e tra la gente, essendo l’espressione reale del territorio stesso e di chi lo vive. Tutto questo lo si può fare, solo se, vogliamo concretamente legare la produzione artistica storica culturale a quella territoriale.

Evidenziare un percorso culturale artistico che testimoni il forte legame con il territorio, l’ambiente e tutti quei fattori che hanno generato lo spostamento e lo sviluppo della popolazione in un determinato luogo, significa sottolineare quel legame che è sempre esistito, quell’intreccio indissolubile del territorio in tutte le sue sfaccettature.

Pienza
  • Toscana

Podere Sedime” nel territorio senese fin dal 1963 La famiglia Capitoni lo acquista per la produzione di sementi a regime biologico e vendita, cosa che continuano a fare fino adesso. Nel 96/97 Marco Capitoni decide che dei 50 ettari, 5 ettari li vuole dedicare a vigneto con produzione biologica per lo più di Sangiovese, un pò di Canaiolo, Colorino e Merlot. Il vitigno più antico è del ’74 e lo riserva per produrre Frasi ” Definiamo il tipo di produzione solo con la raccolta, cioè con la stagione che ci riserverà. Questo nel rispetto dell’ambiente che ci ospita. I nostri vini sono principalmente dono della natura e del territorio.” Natura e territorio sono nei loro vini biologici, con una raccolta manuale in ceste forate.

Famiglia Capitoni – foto privata

Toscana, zona Val D’Orcia, nei pressi di Pienza: colori, odori e sapori tornano preponderanti nella mia mente, nei miei ricordi. Questo mi rende ancora più curiosa nel conoscere Marco Capitoni, la sua Azienda e l’ultimo vino nato Troccolone 2015 Orcia Doc Sangiovese. Con la consapevolezza della potenzialità di questo vitigno, la ricerca va sul contenitore che permettesse la fermentazione delle uve esaltandone le caratteristiche originarie e gli aromi varietali. Ed ecco la scelta dell’anfora in terracotta, forma già in uso in epoche egizie, romane, per lo stoccaggio. Due giare da 5 hl costruite con Terra dell’Impruneta, realizzate manualmente con la tecnica denominata “a colombino“, cioè non vengono utilizzati stampi e tutta la superficie è lasciata al naturale, senza alcuna smaltatura, vetrificazione o altro intervento.

La lavorazione della Terra dell’Impruneta, tecnica utilizzata per la lavorazione dell’argilla, nella produzione di giare, orci, anfore, mattoni e tegole, ha una tradizione molto antica in Italia. La produzione di terracotta nella zona del Chianti risale all’XI secolo.

L’Archivio di Stato di Firenze conserva numerose fonti documentarie: queste fonti mostrano la produzione della terracotta, dal XV secolo fino ad oggi. Nel 1419 Filippo Brunelleschi scelse la terracotta dell’Impruneta per costruire la cupola della Cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze, per le proprietà di questa terracotta locale.


Book del Gran Tour Olevano Romano 1860 – Collezione Privata
  • Lazio

Olevano Romano località situata a trenta chilometri a sudest di Roma, nei Monti Sabini. Area ricca di Aziende Vinicole che producono il Cesanese: Damiano Ciolli; Azienda Agricola Proietti con viti di 100 anni e più, e molte altre ancora.

Il centro di Olevano Romano risale almeno all’epoca romana. Meta di viandanti, della Gilda dei Romanisti, non è un caso che vi siano molte opere fiamminghe, meta del Grand Tour, come testimoniano molti dipinti e disegni dei luoghi.

L’Artista Joseph Anton Koch, ( nato il 27 luglio 1768, morto a Roma il 12 gennaio 1839) pittore, calcografo, disegnatore ancora oggi viene celebrato il suo anniversario a Olevano. Joseph Anton Koch è l’indiscusso scopritore di Olevano e che ancora oggi, è un luogo d’incontro e fonte di ispirazione per numerosi artisti di tutto il mondo. Eccellente pittore di storie, ed il primo paesaggista del suo tempo, che dal Tirolo si trasferisce nella stretta vallata, dove ancor oggi, si vede la sua casa natale con una ornata targa commemorativa.

Della cerchia degli artisti tedesco-romani, fu trainante per molti di loro, i quali si sono recati a Roma nei primi tre decenni del XIX secolo. Nel 1806 l’artista aveva sposato Cassandra Ranaldi di Olevano figlia di un vignaiolo, la quale scrisse «Un pittore è come un cavaliere errante, la cui vita senza una Dulcinea assomiglia a un lume senza olio, a un mulino senza acqua, a un forno senza fuoco». Dal 1803 oggetto delle pitture di Koch divenne la Campagna Romana: amava il paesaggio del Lazio, in particolare la foresta di querce della Serpentara e il borgo di Olevano Romano, dove soggiornò per più di trent’anni, spesso accompagnato da pittori austriaci o tedeschi. Suo nipote Gaetano Koch è stato un famoso architetto a Roma ed ha creato opere urbanistiche straordinarie, come per esempio l’attuale piazza della Repubblica. Nel Campo Santo teutonico, all’ombra della cupola di San Pietro si trova ancora oggi l’ultima dimora del maestro.

  • Emilia-Romagna

Siamo nella zona della piadina romagnola a 5 km da Cesena, nei pressi del paesino chiamato Calisese,  piccola frazione del cesenate, l’ultima prima delle cittadine collinari al di là della valle del Savio, dove le sue strade sono chiamate col nome di cittadine del Lazio (Formia, Mentana, Vetralla, Orte ed altre). Questa area porta con se una enorme eredità storica. È proprio qui, sulle rive del torrentello che la bagna, che il 10 gennaio del 49 a.c. avvenne uno degli eventi che cambiarono per sempre il percorso  della  Repubblica di Roma.

In questa zona a due passi da Calisese e nei pressi del Pisciatello è collocata L’Azienda Filarini di Emanuele Ceccaroni dal 1985, un area da sempre vocata alla semina e alla produzione di vitigni. 

Zona di frontiera e di conquista, di condottieri, editti fascisti,  di misteri e leggende storiche, dove il torrente Rubicone, Urgòn chiamato così dai locali, linea di confine tra la Repubblica di Roma e le Province dalla quale non si poteva, con un editto romano, varcare con un proprio esercito verso Roma. Il senatore romano Gaio Giulio Cesare, alla fine delle Guerre Galliche, decise di dichiarare guerra al Senato di Roma. Da questa azione scoppiò la guerra che avrebbe portato all’annientamento a alla fine della Repubblica, dando inizio alla gloriosa stagione dell’Impero Romano, cambiando così per sempre il volto e la storia del Vecchio Continente.

La leggenda della Malanotte è una leggenda popolare diffusa nel territorio di Cesena, legata al passaggio di Giulio Cesare in Romagna nell’anno 49 a.C., quando con le sue truppe attraversò il fiume Rubicone – che all’epoca segnava il confine con la Gallia Cisalpina – per avanzare verso Roma.

Da questa leggenda ha preso il nome la Via Malanotte, la strada principale che attraversa la borgata di Calisese di Cesena.

Sarcofago di epoca romana proveniente dalla zona di Calisese, conservato presso il Museo Archeologico di Cesena

Alla leggenda si collega un ritrovamento archeologico avvenuto all’inizio del Novecento, quando un contadino di Calisese, di nome Melotte, mentre arava il podere vi scoprì una tomba di pietra con  fuori un sarcofago. Invece del tesoro sperato trovò solo un mucchio di ossa coperte da stracci e ciocche di capelli biondo grano. La leggenda fu tramandata oralmente per molto tempo, finché nel 1925 Fulvio Cantoni pubblicò sulla rivista La Piê la storia della Malanotte raccolta dalla viva voce di Tôr d’Antugnôl (Salvatore Ceccaroni, 1840-1928), un vecchio contadino di Calisese.

  • Piemonte

San Martino Alfieri (San Martin d’Ast in piemontese) è un comune italiano di 683 abitanti della provincia di Asti in Piemonte.

Esso sorge in Astesana, nell’area di fruizione turistica denominata “Le Colline dei Fiumi“, sullo spartiacque del Tanaro e del Borbore, a controllo dell’importante direttrice di dorsale che univa Asti al Roero.

La strada di dorsale verso Antignano, dalle forti valenze panoramiche e paesaggistiche, presenta placidi panorami ove la presenza del lavoro nei campi e nei vigneti è sempre attuale, creando uno dei patrimoni culturali dell’area.

Dal Trecento il paese era appartenuto alla famiglia Solaro, ma nel 1615, per ordine dei Savoia, passò agli Alfieri di Magliano. Nel 1863 prese il nome di San Martino al Tanaro, modificato a fine secolo in San Martino Alfieri, in omaggio alla famiglia omonima.

Collezione privata

In borgata Saracchi nacque la terza moglie di Giuseppe Garibaldi, Francesca Armosino, e nel 1880 ospitò l’eroe nella casa ancora oggi visibile. L’agricoltura, in particolare la viticoltura, ha qui la sua rivincita, infatti troviamo pregiati vitigni di barbera, grignolino, bonarda e bianco. La “Bottega del vino“, in Piazza Caduti, con sala per degustazione-esposizione, promuove i vini e i prodotti del territorio”.

Conoscere la storia e le contaminazioni di un territorio, dove ad oggi rimangono tracce indelebili del passaggio di diversi popoli, rendono uniche e particolari, sia la produzione storica culturale, che quella rurale ed enologica.

L’importanza di conoscere la storia e la produzione dell’Arte dà la possibilità di apprezzare e soddisfare a pieno la produzione che è frutto di sapiente ricerca, storia e tradizione.

Creare un turismo consapevole vuol dire riportare alla luce il naturale legame che la terra con i suoi frutti ha, con la storia e la produzione artistica.

di Sabrina Rinaldi

Pasquale Pace Il Gourmet Errante Esperto in Enogastronomia “ è ciò che faccio da sempre per passione… Ho vissuto l’evoluzione di molte aziende e nel corso degli anni la curiosità, la ricerca e le scoperte mi hanno portato a disegnare una mappa di emozioni, fatta di persone e storie, che ho sempre cercato di comunicare e promuovere”. ilgourmeterrante.it

ArTerra


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