
Piazza del Popolo tra racconti e leggende
Girare nella propria città da turista, non sempre si fa. Nel nostro immaginario crediamo di conoscere a fondo ciò che ci circonda, ma spesso non è così. La memoria storica dei luoghi si perde nella notte dei tempi.
Eppure se guardiamo con occhi diversi, si può scoprire e vedere posti e luoghi mai visti prima, dove non aspettano altro che raccontare ai viandanti, storie e leggende.

Roma è una di quelle città, straordinaria ed alchemica, sarà che sono romana e quindi ne sono profondamente innamorata. Così, facendo la turista nella mia città, varco la Porta a Piazza del Popolo, e mi ritornano in mente i racconti sull’origine del toponimo della piazza.
Vi sono diverse supposizioni:
Anticamente si diceva che il nome derivasse dai numerosi pioppi, che in latino si dice “populus”, che dall’Augusteo si estendevano fin qui, ma probabilmente il toponimo è legato alle antiche origini di S. Maria del Popolo;
Secondo Mariano Armellini, archeologo e storico romano, la denominazione “del popolo”, alcuni l’attribuiscono ai diversi pioppi piantati nelle vicinanze.
Nel periodo medievale le parole “plebes” – “pievi” e “populi” erano i nomi delle parrocchie massime campestri, per capire che la denominazione proviene da un primo gruppo di case e di abitazioni, “populus”, formato non appena edificata la chiesa in quel luogo già deserto e campestre.
D’altra parte ancora oggi, nei dintorni di Firenze, è usata la voce “popolo” in cambio di pieve e di parrocchia.
Quel nome ricorda la prima borgata sorta sulla via Flaminia, dopo l’abbandono della città e la rovina dei monumenti romani nel Campo Marzio.

Nel Medioevo girava una leggenda secondo la quale, su un noce gigantesco, cresciuto sul luogo ove erano sepolte le ceneri di Nerone, alle falde del Pincio, si aggirasse lo spirito indiavolato dell’imperatore. Il papa Pasquale II, stufo del fantasma, fece segare il noce ed in quel luogo edificò una chiesa dedicata alla Vergine (1099).
Poiché tale chiesa fu costruita a spese del popolo romano, ebbe la denominazione di “S. Maria o Madonna del Popolo“, toponimo che passò, poi, alla piazza che in origine era chiamata “del Trullo“, dalla fontana a forma di trullo che vi era posta nel mezzo.
A metà del XIII secolo, all’antica chiesa fu annesso un convento affidato ai frati dell’Ordine Agostiniano, organizzato attorno a due chiostri, che si estendeva fin verso la metà dell’attuale piazza.
Questa Piazza porta anche un’effige in ricordo dei carbonari, Angelo Targhini,
figlio del cuoco di Pio VII e Leonida Montanari, medico condotto di Rocca di Papa che furono condannati per il volere del papa Leone XII, come rivoluzionari.
L’esecuzione fu opera di Mastro Titta, boia dello Stato Pontificio dal 1796 al 1864.
A sinistra di Porta del Popolo, sul fianco della caserma dei carabinieri, si può leggere la lapide apposta nel 1909 in memoria dell’esecuzione dei due carbonari, di cui è autore Lorenzo Cozza.
Per ricordare l’accaduto il regista Luigi Magni, realizzò il film Nell’anno del Signore (1969), con protagonista Nino Manfredi e, nei ruoli dei due rivoluzionari, Robert Hossein (Montanari) e Renaud Verley (Targhini).
Furono sepolti entrambi al Muro Torto, nella terra sconsacrata dove finivano i suicidi, i ladri, i vagabondi e le prostitute.
A tutt’oggi tra i romani gira la leggenda, che in certe notti in piazza capita d’incontrare le anime di Nerone e dei condannati passeggiare nei dintorni.

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