
Degli 11 acquedotti costruiti dagli Antichi Romani, quello Vergine è l’unica ancora in funzione.
Un vero record, se si pensa che è stato inaugurato nel 19 a.C da Agrippa, che lo aveva realizzato per alimentare le sue terme monumentali nei pressi del Pantheon.
Alla ricerca di una nuova acqua Agrippa spinge i suoi soldati nella zona dell’attuale Salone dove grazie all’aiuto di una giovane ragazza scoprono la sorgente.
In memoria della giovane o per la purezza dell’acqua, la nuova opera prende il nome di acquedotto Vergine. È tutto praticamente intatto fino ad oggi perché il suo percorso è quasi completamente sotterraneo, più difficile da attaccare per i nemici di Roma.
I Romani superarono davvero loro stessi in questa opera idraulica: con una lunghezza di quasi 20 chilometri l’acqua scorre ad una pendenza massima 30 centimetri per chilometro. Dalla sorgente alla mostra c’è un dislivello di solo 6 metri.
E non solo è il primato di questa struttura. Il motivo per cui, giunti in prossimità delle Mura Serviane, l’acquedotto i giri verso nord, e attraversi la Tiburtina, la Nomentana e in corrispondenza della Salaria entri città per attraversare i Parioli (dove raggiunge la prof la profondità massima a 43 metri sotto terra) e mostrarsi nella Fontana della Barcaccia Piazza di Spagna.

Da quel punto, tante sono le fontane alimentate dell’Acqua Vergine: Fontana di Trevi, il Bottino di via Lata, il Babbuino di via Babbuino, la Scrofa (oggi secca), la punta del Pantheon fino a Fontana dei Fiumi di piazza Navona. Un percorso monumentale eccezionale, che ancora oggi si serve dell’acqua romana.

La struttura, che è i più coraggiosi possono percorrere per un breve tratto scendendo da Trinità dei Monti, si presenta come un tunnel e rivestito di cocciopesto, su cui si aprono ad intervalli regolari dei pozzi che raggiungono superficie.
In questi punti spesso il tracciato dell’acquedotto vira leggermente, per rallentare il corso dell’acqua. Si tratta di pozzi di ispezione, utili a controllare lo stato alla struttura e raccogliere sedimenti che l’acqua porta con sé.

Oggi esistono due modi per esplorare questo monumentale acquedotto:
un sistema per venturoso passa da una scala a chiocciola rinascimentale cui si accede nei pressi di Villa Medici, quello più facile invece la possibilità di ammirare delle arcate in marmo nei pressi di Fontana di Trevi.
Risalgono un restauro voluto dall’imperatore Claudio, su cui poi è intervenuto Sisto IV, che ben testimonia lo stemma della famiglia Della Rovere. Entrambi i siti, si coglie veramente la meraviglia di un’opera che funziona da oltre 2000 anni e non ha alcuna intenzione di smettere.
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La Cisterna dove sostava l’acqua per le terme dell’Imperatore.
9 risposte a "ACQUEDOTTO VERGINE E LE SUE ORIGINI."