Mecenatismo toscano nella Roma di Giulio II
Antonio Majone
Magistralis
“Magistralis” Questo era il nome di un’importante arteria stradale che nel medioevo aveva l’aspetto tortuoso e acquitrinoso perché soggetta di sovente alle inondazioni del Tevere ma pur sempre definita “via maestra”.
Questo perché permetteva ai cortei papali di raggiungere dall’antica basilica costantiniana di S. Pietro, la sede ufficiale del vescovo di Roma, ovvero la Cattedrale di S. Giovanni in Laterano con sosta nella Chiesa di S. Francesca Romana per onorare la rappresentazione della Vergine custodita al suo interno.
Nel 1478 papa Sisto IV della Rovere, nella sua ristrutturazione urbanistica, (da non confondere con il più rivoluzionario piano sistino portato a compimento da Sisto V nella seconda metà del secolo successivo) la chiamò Mercatoria, in quanto collegava due zone ad alto potenziale economico (zona di Castel Sant’Angelo, con quella di piazza Navona e Campo dè Fiori).
Ma la vera svolta per la via avvenne con papa Giulio II della Rovere che, nel 1508, chiese ad importanti famiglie toscane – fiorentine e non solo – di finanziare il riordino della strada, da affidare al Bramante.
Divenne così la prima e più lunga strada dell’epoca, e presto vennero ad abitarvi le stesse famiglie che ne avevano finanziato i lavori: i Chigi, i Ricci, i Sacchetti, ed altre famiglie storiche.
Ancora oggi è considerata una delle più belle vie di Roma. Un nastro stradale lungo circa un chilometro che corre parallelo al Tevere e che fin dalla toponomastica del ‘500 verrà appellata con il nome di “ Via Giulia “.
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