I SAMPIETRINI DETTI ANCHE “SERCI” DA NOI ROMANI.

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di Sabrina Rinaldi

Spesso, quando andiamo in giro, non ci soffermiamo mai né a guardare il cielo né a guardare per terra. Tutto questo per una vita frenetica che quotidianamente viviamo e ci fa perdere quella parte più bella di noi, l’osservare e tenere stretti i nostri valori. Mentre camminiamo a Roma se ci fermassimo, ad osservare per un istante cosa stiamo calpestando, potremmo scoprire che una parte della storia, della nostra cultura sta letteralmente sotto i nostri piedi. Il sampietrino levigato dall’usura, attraverso i suoi riflessi, intravediamo la città di Roma, la sua storia e il suo territorio. I sampietrini, noi romani li chiamiamo anche “serci”, sono il simbolo di questa magnifica Città. Giorni fa in un’area archeologica verso Tivoli ho capito vedendo i basoli, ancora li possiamo ammirare nelle strade consolari romane ed apprezzarli per la loro bellezza e durevolezza nel tempo, che sono consanguinei dei selci. Questa parentela non è per nulla evidente.

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Conoscere il territorio vuol dire conoscere se stessi. I sampietrini ci parlano della geologia e della storia del territorio su cui è fondata Roma. Noi camminiamo su blocchetti di lava lavorata artigianalmente, a mano, pezzo per pezzo. I selci romani sono infatti frammenti di quella lava, effusa  dall’antico Vulcano Laziale dei Colli Albani.

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La vicinanza della città nelle vicinanze di un’area vulcanica, è stata fondamentale per l’edilizia romana. La città è stata edificata con i prodotti piroclastici, cioè tufi e pozzolane, e con il magma delle colate laviche effuse durante le fasi eruttive del vulcano. La colata storicamente più importante ed estesa è la cosiddetta “colata di Capo di Bove”: giunge fino alla tomba di Cecilia Metella, a 3 Km. da Porta S. Sebastiano. La via Appia Antica  la percorre per un lungo tratto, ed è stata particolarmente importante per la tecnologia stradale romana fino alla prima metà del XX sec. Le storiche cave di selce, localizzate proprio su questa lingua di lava sono però state attive da sempre: provengono da qui i basoli che costituiscono il manto stradale della vicina via Appia Antica.

I sampietrini sono il frutto della terra e della sapienza dell’uomo che ha saputo coniugare più esigenze: quelle funzionali per lo smaltimento delle acque; quelle strutturali, ed estetiche.

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Le disposizioni dei selci sulle sedi stradali che creano dei disegni unici, sono determinati da una soluzione d’ingegno. Un profilo stradale a culla o a schiena, determinava la scelta delle diverse tipologie di selci da utilizzare ed era un saper fare a regola d’arte che veniva tramandato ed affinato nei secoli, relazionandosi sempre con l’ambito urbano.

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“Leggenda metropolitana vuole che la prima pavimentazione con piccoli elementi regolari sia stata realizzata alla fine del XVII sec. in piazza S. Pietro; tutti gli elementi dal taglio standardizzato vennero quindi definiti, popolarmente ed in via del tutto generica, sampietrini. Occorre ricordare, però, che il sampietrino corrisponde, in gergo tecnico, al piccolo elemento utilizzato tradizionalmente per i marciapiedi. Il blocchetto di selce più comune, presente nelle strade romane, dalla forma troncopiramidale, si definisce invece quadruccio.”

 Servizi per la Tutela dei Beni Culturali. Percorsi Culturali per coloro che amano l’Arte. 

 


11 risposte a "I SAMPIETRINI DETTI ANCHE “SERCI” DA NOI ROMANI."

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