
Mi piace comprendere il perché di queste opere surrealiste collocate in un determinato posto e il loro messaggio. Non sempre sono poste per riqualificare un area degradata, ma per lasciare un messaggio di ricordo, di una storia passata con cicatrici profonde lasciate nella memoria di molti. Di seguito la motivazione che nasconde anni bui del nostro paese.
“Un muro simbolico, su cui il 17 aprile del 1944 centinaia di uomini del quartiere Quadraro vennero messi in fila, dopo un rastrellamento dalle truppe tedesche. La fucilazione non avvenne: si trattò solo di una vile intimidazione, a cui seguì la deportazione. Il murales di Dilka Bear (Alma-Ata, Kazakistan, 1977) e Paolo Petrangeli (Norcia, 1980) è una finestra di speranza disegnata sul ricordo. Il soggetto, dai contorni pop-surrealisti, è una bambina: occhi enormi e sguardo fisso, come un candido automa. La tempesta di viti, molle e bulloni, che penetra la testa di porcellana, schizza fuori dal lato opposto, trasformata in una girandola colorata di animaletti meccanici. La fantasia che rende umani, costruendo
mondi nuovi.” – cit.
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